martedì 15 febbraio 2011

Nebbia...

Cosa ci sarà mai di allegro e festoso in una giornata di nebbia...
Bah per me qualcosa c'è, magari non proprio allegro e festoso. Ma sicuramente rilassante.
Come al solito (quando non sono "intrappolato" al lavoro) sono comodamente seduto al calduccio del mio bugigattolo (luogo raccolto e difficile da scorgere nell'accezione del mio amato dialetto) da poco rincasato dal luogo di detenzione temporanea che mi da i mezzi per poter stare a scrivere un po' di me e un po' di voi; con un pizzico di presunzione e arroganza mi concedo questo lusso di parlare alla parte di me che è in voi.
Dicevo poc'anzi che, come al solito, me ne sto seduto sulla mia poltrona presidenziale, ovviamente non in pelle umana ma una più timida finta pelle a riflettere un pochino su un significato che può aver avuto per me questa coltre bianca ovattata che ha circondato tutti gli edifici attorno a me.
Normalmente quando penso alla nebbia l'unica cosa che penso è "Bleah... anche oggi per respirare mi occorreranno le branchie oppure bisogna che mi trasformi in un ranocchio per vivere bene in questa sterminata pianura", poi ritorno in me e vedendo tutta il calcestruzzo che poco a poco sta rivestendo tutto, cambio idea e mi rendo conto che questa non è una città per ranocchi, lo era, ma adesso non lo è più.
Attorno alla mia scrivania si addensa uno strato di acidità che quasi mi corrode, fortunatamente il mio spirito è neutro, e armato spin atomici liberi tengo l'acidità lontana, anche fisicamente, e definendo bene lo spazio circostante la mia scrivania. Tutto d'un tratto fuori si leva un vento dapprima frizzante, poi sempre un po' più freddo e in un batter d'occhio tutta l'umidità del mondo sembra concentrarsi qui.
E non è un male.
Organizzo un po' i pensieri, distendo le gambe, e respiro, tutto in un fiato. A polmoni pieni sento quel muro bianco flessibile, delicato, imponente frapporsi tra me e il mondo circostante.
Ora più nulla...
Un po' come il vecchietto del celebre film "Amarcord" del compianto M.o Fellini che, uscendo dal bar, circondato dal manto bianco pensa a voce alta "Xela questa la mòrt ? Mo le propri 'na brota roba" (Trad. "Cos'è questa la morte ? E' proprio una cosa brutta") ai suoi tempi la nebbia era questo, isolamento, freddo e serate passate "a trebb" (al trebbo).
Qualcosa è cambiato se invece di percepire la nebbia come un ostacolo la si percepisce come un benefico isolante.

Al prossimo post.

venerdì 4 febbraio 2011

Tanalois @ LAIBELA





...E' una sera buia e molto fredda... ma a me non importa un fico secco, alzo il riscaldamento quel tanto che basta a lasciarmi godere in santa pace le mie mura domestiche mentre fuori infuria l'inverno con massicce dosi di umidità e brina notturna.
Questa sera mi sento camaleontico, e con un occhio rivolto alla vetrata e uno rivolto al monitor, me ne vado in giro per la ultimissima mostra di Aloisio e Tani (Tanalois è il derivato della contrazione di Tani e Aloisio n.d.a.) quindi posso tranquillamente affermare di essere in preda ad una Tanaloisite acuta.
Nonostante sia ormai qualche anno (si parlo di anni in RL senza calcoli assurdi di parametro tra RL e SL) che bazzico i miei Amici (maiuscola voluta) Aloisio e Tani, respiro un po' di aria fresca e pulita. Aria di libertà.
Sento un leggero abbandono della canonicità e della necessità di "dover" fare. Un piacevole solletico.

Contrariamente alla prassi che mi vuole seduto sulla mia comodissima poltrona di pelle reclinabile ad osservare e a "leggere" le opere, questa volta me ne sto appollaiato come un barbagianni in piena notte, con gli occhi spalancati a cogliere tutta una serie di sfumature che non avevo mai colto, oppure strafatto ed assuefatto alle gallerie, non ero più in grado di ammirare con stupore.
Ora, non che io voglia a tutti costi tessere le lodi ai miei amici, sospetto lecito cari Ospiti lettori, dato che lo spazio che sto riempiendo appartiene proprio ad Aloisio e Tani che mi fanno da editori, ma lasciatemi sottolineare che non ho mai avuto nessuna indicazione editoriale ne di indirizzo ne di contenuto, circostanza questa ampiamente documentata dai miei sittanto vasti sproloqui su ogni forma delle umane vicende fin qui descritte.
Ma tosto abbandono queste vestigia di minzoliniana memoria e guisa per ridarmi subito, anima e cuore, all'immersione nell'ultimo expo dei sopraccitati Amici.
Non so quanto ci sia di ragionato nelle nuove opere ma ci tengo particolarmente a sottolineare il modo in cui si percepiscono "facili" le opere, ben bilanciate e proporzionate misurate millimetricamente.
Concludo dicendo, magari ripetendo, che non posso fare una lettura perché posso e voglio pregiarmi di dire che queste sono le opere della maturità artistica del sodalizio.
Al prossimo post.